Una grande enciclica quella che, sabato 3 ottobre scorso, Papa Francesco ha firmato ad Assisi. E non a caso ad Assisi, poiché il titolo, “Fratelli tutti”, richiama un’espressione usata proprio da san Francesco, nelle Ammonizioni rivolte ai suoi fratelli, otto secoli fa. Ammonizioni che, rivolte a loro, sono emblematicamente rivolte a tutti gli uomini e donne, dunque, di carattere universale.
L’enciclica ha infatti questa valenza: rivolgersi a tutti, uomini e donne, raggiungere ciascuno in modo universale, ma nella modalità del tutto singolare. Per fare cosa? Per dire a tutti l’importanza della fraternità e dell’amicizia, a fronte di diffuse forme di odio, di rifiuto, di discriminazione razziale, di aggressività.
Ed è bello che l’incontro tra ciò che è buono nelle nostre vite sia ispirato da un incontro tra fedi diverse. Papa Francesco precisa, infatti, che il tema della fraternità e dell’amicizia sociale gli è stato stimolato dall’incontro con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyebavuto ad Abu Dhabi (cfr. FT 5).
Certo, nella nostra vita ci sono molte ombre, come il primo capitolo di Fratelli tutti ricorda, tuttavia la speranza nella vita umana, il valore della vita politica a servizio del bene comune e della carità (cfr. FT cap. 5), la forza della comunità, il potere del “noi” (cfr. FT 35), l’impegno a «generare futuro» (FT 53), il considerare l’altro dinanzi a me come unico, amato (cfr. FT 94), a prescindere dalla sua provenienza, sono valori che danno qualità alla vita e che favoriscono la fraternità universale.
L’enciclica richiama, poi, la forza dell’amicizia sociale, sostenuta da un dialogo costruttivo (cfr. FT 203), dalla ricerca della verità rispettosa della dignità degli altri (cfr. FT 213), coltivata attraverso la cultura dell’incontro (cfr. FT 217). Un’amicizia favorita dal perdono reciproco, dalla gratuità, da segni di pace che sappiano riconoscere il valore degli ultimi, dei dimenticati e la libertà religiosa per i credenti di ogni religione, nella scelta di rinunciare a forme di violenza e di oppressione (cfr. FT cap. 8).
La fratellanza universale è sostenuta, nell’enciclica, dall’esperienza di vita di alcuni testimoni, che al termine del testo papa Francesco richiama. Tra gli altri, il nostro Charles de Foucauld. A lui il Papa dona una particolare attenzione, dedicandogli il numero 287. In questo numero conclusivo Papa Francesco, dopo aver riconosciuto la «profonda fede» (FT 286) di fratel Charles e il suo cammino di conversione alla fraternità, qualifica in modo universale la sua fratellanza nell’incontro con i poveri, i più abbandonati. Infatti, ribadisce il Papa a proposito di Charles: «solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti» (FT 287).
Dall’esperienza di fratel Charles siamo così esortati ad identificarci con gli ultimi, per poter essere anche noi fratelli e sorelle universali, capaci di amare tutti perché amiamo ciascun uomo e donna con l’amore di Dio,Lui che si è fatto piccolo e povero per dimostrarci che siamo preziosi ai suoi occhi.
Sorella Antonella Fraccaro
Discepole del Vangelo