IV Domenica di Avvento –24 dicembre 2023

“Rallegrati, piena di grazia; il Signore è con te… Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce
e lo chiamerai Gesù… Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,
26-38)

 

Dopo aver plasmato l’uomo a sua immagine e somiglianza, “Dio vide che era cosa molto buona” (Gen 1, 31). Poi, però, il sospetto aveva avuto la meglio sul cuore dell’uomo tanto da convincersi che non avendo più nessuno a cui obbedire avrebbe potuto gustare l’agognata libertà. Ma non basta cambiar padrone per essere liberi… Dio non si è mai rassegnato alla piega che aveva preso il rapporto con l’uomo. Dal giorno in cui le cose non erano andate come aveva “sognato”, proprio come accade in una relazione quando qualcosa si incrina, “molte volte e in diversi modi” (Eb 1, 1-2) era stato lui a fare il primo passo.


Quante volte nel corso della storia ha inviato la “forza della sua parola” per far sì che l’uomo conoscesse nuovamente l’esperienza della comunione che nasce dalla fiducia! Se la pazienza, come siamo soliti dire, ha un limite, quella di Dio, a quanto pare, no. Chissà con che attesa, con che trepidazione e speranza quel giorno avrà inviato la “forza della sua parola” (questo significa il nome Gabriele) alla giovane donna di Nazaret.


Quel giorno a Nazaret una ragazza spezza la catena ininterrotta del volersi affrancare da Dio e fa suo, nella fiducia e nell’abbandono, il desiderio stesso di Dio di condividere fino in fondo la condizione umana. Maria apre la strada al Messia facendosi dimora, facendo del suo corpo il luogo di accoglienza del Signore. Gabriele può far ritorno con gioia perché finalmente Dio ha una casa degna di lui, la casa della fiducia e della comunione, non già quella troppo angusta del tempio che Davide voleva costruirgli. Dio cerca uomini e donne, non luoghi adatti dove porre la sua dimora. Gli basterà una stalla! E’ sempre dietro l’angolo la tentazione di addomesticare il “mistero” di Dio (Rm 16, 25), confinando la sua presenza in luoghi e tempi ben precisi, recintando la sua splendida libertà dentro qualche schema rassicurante. Il Signore, dopo aver destato la memoria di Davide – perché ogni futuro ha bisogno di radicarsi nel passato – gli propone un progetto diverso: “Ti
darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa” (2Sam 7, 11). In questo cambio di prospettiva, possiamo riconoscere a quale processo di conversione il tempo di Avvento stia cercando di richiamare il nostro cuore. Convertirsi al Vangelo implica sempre abbandonare l’idea di dover essere noi a fare qualcosa per Dio e accettare umilmente che sia lui a compiere qualcosa di grande in noi e attraverso di noi.


“Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo” (Lc 1, 31-32). Maria è chiamata a un atto di fiducia radicale…
La sua missione, essere madre del Messia, lei la potrà adempiere non contando su sé stessa, non calcolando, non misurando le sue capacità e le sue forze, ma abbandonandosi, con un atto di radicale affidamento, alla parola del Signore. Maria è una donna di fede, e la fede non è passiva sottomissione. Maria non chiede segni, non dubita, ma interroga: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1, 34). Maria sta davanti a Dio con tutta la sua dignità di donna, con la sua maturità spirituale e la sua umana intelligenza; poi pronuncia il suo sì, che allora diventa un sì libero e creativo. La potenza di un sì profetico, che la strappa dalla
sicurezza della sua piccola storia privata e la proietta nei grandiosi disegni di Dio. L’umiltà di Maria consiste nell’audacia di accettare addirittura la proposta di generare, insieme a Dio, l’uomo nuovo, un mondo nuovo.


Maria si apre al Dio a cui nulla è impossibile, come dice l’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). Quando si è entrati in questa dimensione di povertà radicale in cui non si “possiede” più nulla e tutto è “donato”, nemmeno il proprio corpo, il proprio tempo, la propria volontà, paradossalmente si scopre di poter vivere con libertà molto più grande il proprio corpo, di poter dirigere verso l’essenziale la propria volontà, di poter vivere in pienezza ogni istante del proprio tempo con se stessi e con gli altri.


Ecco allora l’ultima esigenza dell’Avvento: al Veniente che tutto si è dato, tutto si da e tutto si darà sempre, non si può rispondere se non con un dono totale, con l’offerta di tutto quel che siamo!
La forza della parola di Dio oggi, come allora a Nazaret, lambisce la mia esistenza. E’ a me che viene annunciato: c’è una storia santa che chiede di essere realizzata, oltre quello che appare e che sembrerebbe contraddirla. “Non temere” le tue resistenze, “non temere” l’esiguità delle tue energie, “non temere” l’incostanza dei tuoi propositi. “Lo Spirito santo scenderà di te” …



Gigi Toma



Mi sono aperta come un libro
davanti a Te,
un libro pieno di misure terrestri,
un libro pieno dei fiori della giovinezza, Signore,
un libro pieno dei miei sospiri d’amore.
E ad un tratto Tu sei comparso,
per me, che ero velata d’azzurro,
per me, che godevo la tenerezza della mia adolescenza,
per me, che mi sentivo giovane
e pronta a tutte le battaglie della vita,
per me, che avevo lo scudo della parola.
(Alda Merini)