Abbiamo chiesto a Giuseppe Notarstefano, presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana di raccontarci che significato ha Casa San Girolamo di Spello, nel cammino dell’Associazione alla luce della spiritualità di Charles de Foucauld, di cui quel luogo parla grazie alla presenza di fr Carlo Carretto.
Ci ha donato questa bellissima riflessione sulla Chiesa, sul cammino sinodale, sui laici e sulla fratenità.
Riconoscere non è solamente vedere ancora una volta, ma è ritrovare in un luogo così come in una esperienza ciò che ci permette “un accasamento” rendendo il tempo abitabile, vivibile in una dimensione quotidiana e familiare. Casa San Girolamo da oltre dieci anni rappresenta per l’Azione Cattolica Italiana un luogo dove “riconoscersi”.
Da una proficua collaborazione tra la Presidenza nazionale e l’amministrazione comunale di Spello è nato un vero e proprio laboratorio ecclesiale. Nel luogo in cui fratel Carlo Carretto ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, sperimentando ciò che lui sesso ebbe a definire il “deserto nella città”, la nostra associazione ha intrapreso un cammino di ricerca per elaborare insieme e, quindi anche, proporre uno spazio di spiritualità per il tempo della laicità.
Una casa in cui permettere a ciascuno impastare la vita con la fede, coniugando insieme l’ascolto della Parola di Dio e la narrazione dei vissuti, vivendo con semplicità e sobrietà la condivisione, il servizio e l’amicizia fraterna. Così come fratel Carlo Carretto aveva immaginato e sognato quel luogo: “Avevo conosciuto l’azione, avevo conosciuto il silenzio della contemplazione, ora Dio mi conduceva a un tempo in cui contemplazione e azione dovevano fondersi in un’unica realtà: la Chiesa. La Chiesa nella sua realtà è nel deserto ed è sulle strade. È nella notte passata a pregare ed è nella tensione dolorosa del mondo chiamato a essere rigenerato in Cristo Gesù. La Chiesa, la vera Chiesa, è contemplativa e attiva allo stesso tempo. Proprio come contemplativo e attivo è il suo fondatore e modello unico: Gesù. Ed eccomi a vivere la terza tappa della mia vita su queste colline di Spello che chiamiamo le “colline della speranza”.[1]
E allora Spello è diventato per noi un polmone spirituale (l’espressione è di Luigi Alici!) per ridare fiato alla proposta associativa e permetterle di non collassare nella frenesia o nella ripetizione. Sin dal primo momento la presidenza nazionale e un gruppo nutrito di volontari hanno immaginato insieme una regola di vita della casa. Abbiamo sentito accanto a noi in questi anni i piccoli fratelli di Jesus Caritas, in particolar Fratel Giancarlo. Con loro in più occasioni ci siamo confrontati per rinsaldare il legare prezioso tra casa san Girolamo e la spiritualità defocauldiana.
In questi anni ho avuto personalmente la fortuna di poter frequentare spesso casa San Girolamo e penso che ci siano alcune costanti che danno valore all’esperienza.
In primo luogo è uno spazio fortemente significativo per quello che ha rappresentato nella storia del cattolicesimo italiano. Proprio lì Carlo Carretto ha scelto di essere sepolto e proprio da lì lui è riuscito a raccontare una chiesa profetica. Continuano ancora oggi a passare decine di quei giovani (divenuti ora adulti) che affollavano il chiostro di San Girolamo negli anni di Carlo Carretto. Uomini e donne che tornano a Spello con occhi grati e riconoscenti. Ci piacerebbe ancora oggi continuare a far risuonare da Spello la voce di una chiesa coraggiosa, capace di stare nella storia con significatività.
Abbiamo scelto di farla rimanere una casa sobria ed essenziale! I giovani e gli adulti che scelgono di vivere qualche giorno a Spello sanno bene che non trovano un albergo, ma una casa accogliente e familiare. La frugalità è una regola d’oro che ci siamo consegnati. Ci sono sempre adulti e sacerdoti assistenti che si alternano nel servizio di accoglienza, ma ciascun ospite sa che deve mettersi a disposizione per la cura della casa. Mi ha sempre stupito il naturale clima familiare che si crea immediatamente nella costituzione di ogni gruppo che si appresta ad iniziare il soggiorno: è proprio vero che nella condivisione del lavoro e della preghiera cresce la fraternità.
Inoltre la proposta formativa e spirituale in uno stile di continua ricerca tende a modularsi secondo la vita dei laici. Solitamente si alternano esperienza diversificate di preghiera e di celebrazione, al cui centro vi è sempre l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio e il confronto con la lettura della vita. A casa San Girolamo oltre al breviario e alla Bibbia non manca mai il giornale. Ogni giorno un volontario va in paese per acquistare uno o due quotidiani. Solitamente tra la lectio biblica e la sistemazione logistica della casa c’è un tempo di lettura personale o comunitaria dell’attualità. Uno sguardo sul mondo che fratel Carlo aveva custodito e raccomandato in quel luogo. Negli anni abbiamo vissuto proposte significative: come i weekend spirituali dei tempi forti o le settimane di convivenza estiva. Una cura particolare è stata riservata ai fidanzati e alle giovani coppie che a Spello hanno ritrovato parole significativa per il loro stare insieme. Spesso la quotidianità del servizio alla cura della casa ci ha sorpreso, scoprendo sempre di più che nel lavoro quotidiano e domestico è custodito una forma privilegiata di preghiera.
Ritengo che a Casa San Girolamo l’Azione Cattolica Italiana abbia ritrovato un luogo di ricerca e progettazione. A Spello le presidenze nazionali che si sono succedute, hanno scelto di dedicarsi tempi più lunghi per riflettere insieme ed elaborare le scelte più importanti. Proprio in quel chiostro abbiamo pensato e portato avanti la rilettura del nostro progetto formativo. È anche lì dove annualmente il nostro Centro Studi o la redazione della nostra rivista culturale Dialoghi organizzano seminari di approfondimento e di studio. Ricordo con particolare interesse alcune riflessioni fatte in quel luogo sul ruolo dei cattolici in politica o l’appuntamento vissuto qualche settimana fa sul tema della sinodalità. Non meno interessanti sono stati anche gli appuntamenti che abbiamo voluto chiamare “Le conversazioni di Spello”: momenti di confronto e di dialogo con la cittadinanza, promossi insieme all’amministrazione comunale della città. Uno spazio di pensiero sinodale dove adulti e giovani provano a sognare una Chiesa radicata nel Vangelo e capace di farsi riconoscere dalle donne e dagli uomini di ogni età del nostro tempo.
Non penso di esagerare se dico che san Girolamo potrà divenire una tappa costante del cammino sinodale che abbiamo intrapreso come chiese sono in Italia, perché lì stiamo imparando ad ascoltare e pensare insieme. Stiamo maturando uno stile di fraternità che è la via privilegiata che ci conduce alla scoperta della volontà del Signore. Proprio lì, tra Spello e Collepino, immersi tra i generosi ulivi profumati delle terre umbre, proviamo ad immaginare la vita del credente come scambio fraterno e dinamico, tra narrazione e ascolto, per scrutare insieme la linea di orizzonte tra cielo e terra.
Giuseppe Notarstefano
[1] CARLO CARRETTO, Le colline della speranza, Ave, Roma 2018, 96-97