Caro fratel Charles,
nel silenzio di questa notte, vigilia della tua nascita al cielo, sento il bisogno di venirti a trovare.
Ripercorro con la mia mente e il mio cuore uno dei più bei viaggi della mia vita: quello fatto qualche anno fa in Algeria sulle sue tracce. Ripercorro anche la tua vita, la tua storia: mi affascinano sempre. Mi affascina l’inquietudine della tua continua ricerca, mi affascina la capacità di adattare la tua vita alla realtà. Mi affascina la mitezza con la quale sei capace di essere “fratello di tutti”, mi affascina la tua delicatezza innamorata che traspare dalle meditazioni sul Vangelo. Mi affascina il tuo trasporto verso l’Eucaristia. Mi affascinano la croce e il cuore che sono la cifra della tua vita e della vita cristiana. La croce senza il cuore è inutile dolore. Il cuore senza la croce rischia di essere inutile sentimentalismo.
Caro fratel Charles,
questa notte mi ritorna in mente la prima volta che ti ho conosciuto. Ero un bimbo di 8 anni. Mi stavo preparando alla prima Comunione. Il mio parroco, un sabato pomeriggio, proiettò per noi delle diapositive di un cartone animato che raccontava la tua vita. Ne rimasi tanto affascinato e alla fine dissi a don Franco che “tu eri un santo veramente simpatico”. Mi rispose che non eri ancora santo, “ma se ti piace la sua vita, pregalo - ricordo precisamente quelle parole e quel momento - e recita con lui questa preghiera ogni giorno. Vedrai che diventerai un vero amico di Gesù”. E mi diede una tua immagine in bianco e nero con stampata sul retro la “preghiera dell’Abbandono”. Non so se sono diventato un “vero amico di Gesù”, ma certamente quella preghiera continua ad accompagnare i miei giorni, e tante volte è stata “balsamo di consolazione”; altre volte un “pugno nello stomaco”; altre volte ancora forza per “decentrarmi” e lasciare fare al “Padre ciò che gli piace”. Sai, fratel Charles, è bello che in tutte le comunità parrocchiali nelle quali sono stato, questa preghiera l’ho condivisa con la gente ed ha creato sempre tanta unità!
Mentre mi perdo in questi pensieri, dico a me stesso che, forse, il tuo modo di vivere nella Chiesa e nel mondo sono una strada molto attuale da ripercorrere, in questo tempo tanto difficile e tanto affascinante, che stiamo vivendo. No, non si tratta di imitare te! Ma insieme con te diventare imitatori di Gesù.
Avrai sentito, fratel Charles, che nella Chiesa c’è grande fermento. Papa Francesco ci sta spronando a compiere un cammino di confronto, di dialogo, un cammino di conversione. E ci sta spronando a “camminare insieme”. Avrai anche sentito di tante resistenze. Certamente non tutti i cammini sono per tutti i camminanti, ma il rischio per molti di noi è di rimanere fermi. Ancorati al “si è sempre fatto così”, insabbiati nelle paure di sfide nuove che hanno bisogno di risposte nuove.
Ed allora guardare la tua vita, per la Chiesa potrebbe significare anzitutto comprendere che la “conversione” non è esercizio di discussione da salotto. Ma, come hai sperimentato tu “appena hai creduto che esisteva un Dio, hai capito anche che non potevi fare altro che vivere per Lui”. Ritornare a Dio, a Lui solo. Avendo chiaro che “c’è una tale differenza tra Dio e tutto quanto non è lui” che non possiamo non buttare via dalle nostre vite e dalle nostre comunità tante cose inutili che rischiano di prendere il posto di Dio.
Caro fratel Charles, da te possiamo imparare che siamo chiamati, oggi più che mai, a fare pulizia nei depositi delle nostre comunità, di tantissime cose sulle quali si accumula solo polvere, per lasciare soltanto il Vangelo e per far risplendere in pienezza la sua luce e la luce dell’Eucaristia celebrata e adorata.
Vangelo ed Eucaristia: l’essenziale per “camminare insieme”; per non appesantire lo zaino delle nostre comunità. Vangelo ed Eucaristia: sono il tutto che ci permettono di camminare, come hai fatto tu, nel deserto e farlo fiorire di amicizie semplici, di gesti di prossimità da accogliere e da donare.
Vorrei chiederti, fratel Charles, il favore di aiutarci a liberarci dall’ossessione di “piani pastorali” e di avere, invece “scolpito nel fondo dell’anima questo principio da cui tutto scaturisce: tutti gli uomini sono davvero, autenticamente fratelli in Dio, loro Padre comune, il quale vuole che si considerino, si amino, si trattino in tutto come fratelli”.
La “Chiesa-fraternità” che parla la lingua degli uomini e delle donne di oggi, sarà in grado di dire il Vangelo senza parole. Come hai fatto tu. Senza rimpianti e senza timori perché “se conservi nel cuore il rimpianto di ieri e il timore di domani, non vedrai più lo spazio, e la tua stessa preghiera non ti salverà”.
La “Chiesa-fraternità” sarà capace di dire con la propria vita l’unica parola di cui il mondo ha bisogno: “pace”, anzi si accorgerà che quella parola è diventata uomo: Gesù di Nazareth è la Pace.
Noi, suoi piccoli fratelli e sorelle, nutriti dalla sua Parola e dal suo Pane, non ci lasceremo abbattere dalle violenze e dalle guerre, non ci schiereremo con gli uni o con gli altri, ma tenteremo, come hai fatto tu, di divenire “casa di tutti”.
Aiutaci, fratel Charles, “ad abituare tutti gli abitanti del mondo: cristiani, mussulmani, ebrei e non credenti a guardarci come loro fratelli, i fratelli universali…..” Chissà che anche le nostre case, le nostre parrocchie, la Chiesa non vengano chiamate “la fraternità” (la Khaoua): questo ci sarà caro! Esattamente come lo è stato a te!
Jesus Caritas!
Maurizio Tarantino