L’Enciclica Dilexit Nos (Ci ha amati, Rm 8,37) è nata in seguito ad altre due Encicliche, la Laudato sì e la Fratelli tutti, che trattano il rapporto con l’ambiente, con le cose e la relazione tra fratelli e sorelle. Con questa Enciclica, il Papa ci chiede di fare attenzione al centro di noi stessi, che è il cuore, e ci propone di metterlo in relazione con il Cuore di Dio, con Gesù e la sua Parola. Tornare al cuore osservandoci, interrogando ciò che viviamo e che ci circonda, e affidandoci all’amore di Dio, per imparare a formare il nostro cuore a immagine del Cuore di Gesù e amare come Lui ama.
«Tutto è unificato nel cuore, che può essere la sede dell’amore» (DN 21). Siamo invitati a coinvolgere, dunque, il cuore nelle relazioni che intrecciamo, altrimenti i rapporti rischiano di restare freddi, “digitali”,anziché essere caldi, che rassicurano, che danno speranza: «Una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo» (DN 17), mentre il nostro cuore«unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale» (DN 28). Charles de Foucauld, diverse volte citato nell’Enciclica, ci ricorda che «Abbiamo un solo cuore: più sarà caldo per tutti gli uomini, più sarà caldo per la vostra famiglia e caldo per Dio: se è freddo per i poveri, per gli sconosciuti, sarà meno caldo per i vostri, meno caldo per Dio…»[1].
Fratel Charles ha voluto affidarsi al Sacro Cuore di Gesù, l’ha rappresentato con il cuore e la croce, un simbolo che richiama la Parola di Dio, l’Eucaristia, il desiderio di amare tutti e ciascuno con carità, con affetto fraterno e gratuito. Egli lo usa per ricordarsi ogni giorno di amare secondo Gesù. Lo disegna in apice delle lettere, delle meditazioni, delle regole, nei parametri liturgici, nella cazzuola, nelle ciotole per i pasti, sul vestito. Sente, infatti, l’esigenza di avere sempre dinanzi a lui questo richiamo e di non perdere occasione per dire a sé stesso la necessità di amare con un cuore generoso, aperto, che si fa grande con i piccoli e i bisognosi.
In un contesto sociale sempre più laico, tecnicistico, in cui le relazioni sono spesso “senza cuore”, il Papa ci invita a recuperare ciò che dà valore alla nostra vita. In un’esistenza vissuta con corte vedute, egoista, affaticata nel prendersi cura degli altri, siamo incoraggiati a recuperare l’armonia connoi stessi, la dignità per sé e per gli altri, soprattutto poveri, e la fraternità con ciascuno, di qualsiasi religione e cultura, poiché abbiamo tanti contatti sui social, ma ci stiamo disabituando alle relazioni fraterne tra di noi che danno serenità e speranza.
L’Enciclica cita diverse figure che, nella storia, si sono appassionate al Sacro Cuore. Ciascuna ci offre delle modalità per amarci, traducendoci cosìil Vangelo nella vita quotidiana. Santa Margherita Maria Alacoque, che ha favorito la diffusione di questa spiritualità,Santa Teresa di Gesù Bambino, chevalorizza la piccolezza, l’umiltà, un cuore chevive nella semplicità. Francesco di Sales, checi offre l’importanza dei piccoli gesti,Charles de Foucauld, cheha voluto amare come Gesù nella bellezza del quotidianoe tanti altri.
Gesù, nei suoi 30 anni a Nazareth, ha vissuto in modo ordinario, dando qualità ai 3 anni di vita pubblica; questa forma di vita è stata la condizione dell’annuncio evangelico di Charles de Foucauld. I santi ci testimoniano lezioni di amore nella vita quotidiana, ci incoraggiano a guardare con benevolenzaciascuno, in particolare i più piccoli ea dare valore a chi ci passa accanto. Ci incoraggiano a stare in relazione con chi soffre,con chi non crede o con chi ha una religione o cultura diverse dalla nostra, evitandoci il rischio di avere in mente solo noi stessi e i nostri piccoli mondi.Papa Francesco incoraggia,perciò, con la sua Enciclica,ad uscire, a cercare insieme l’altro, a conoscersi reciprocamente, a fidarsi di chi fa del bene, per camminare con lui e con lei a servizio di un mondo di pace e di speranza.
Tornare al cuore non per restare nel “nostro” cuore, chiusi in noi stessi, perché «il nostro cuore non è autosufficiente, è fragile ed è ferito» (DN 30), ma per dimorare, con il nostro cuore, nel «Cuore di Cristo», perché «è lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare» (DN 30) chi ci sta accanto.
Charles de Foucauld, ricorda Papa Francesco, ha fatto dell’amore il suo emblema di vita: «Voleva imitare Gesù, vivere come Lui, agire come Lui agiva, fare sempre ciò che Gesù avrebbe fatto al suo posto» (DN 179). Voleva portare l’amore di Dio ai più dimenticati e poveri e il suo desiderio di irradiare l’amore di Gesù lo portò ad essere fratello universale.Si è «lasciato plasmare dal Cuore di Cristo» (DN 179) e voleva «ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente: “il nostro cuore, come quello della Chiesa, come quello di Gesù, deve abbracciare tutti gli uomini”» (DN 179).
Amare con il Cuore di Gesù attraverso il nostro cuore permette «alla potenza e all’amore di Dio di diffondersi» (DN 192), mentre «il rifiuto e l’indifferenza possono impedirlo» (DN 192). Quando diciamo, in generale, che amiamo, può accadere che ci riferiamo a poche persone amate veramente, familiari, qualche amico, qualche persona cara e i nostri orizzonti rischiano di avere misure corte, limitate, piccole. L’amore di Dio ha tutta un’altra misura e Gesù, con il suo Cuore, ci incoraggia ad amare ciascuno senza troppi calcoli, senza corte misure, con tutta gratuità. Questa è la misura dell’amore che possiamo assumere nelle nostre giornate[2] e che Papa Francesco, con la sua testimonianza e con i suoi scritti, ci incoraggia ad avere.
Sorella Antonella Fraccaro
Discepole del Vangelo
[1]Lettera a Louis de Balthasar, 14 dicembre 1894, in Fonds Charles de Foucauld – Archives Diocésaines Viviers.
[2]Cfr. Charles de Foucauld, più volte, nelle sue meditazioni, ritorna su un’affermazione di san Bernardo e ricordando ciò che gli diceva il suo padre spirituale, Henri Huvelin, scrive: «Possono esserci degli eccessi in tutto, eccetto nell’amore in cui non si saprebbe mai eccedere». C. de Foucauld, Considérations sur lesfêtes de l’année, Nouvelle Cité, Paris 1987, 177.