La Chiesa ha avviato il suo percorso sinodale che la vedrà impegnata nell’ascolto di ciò che lo Spirito le dice attraverso l’ascolto di tutti e, in particolare, di coloro che rischiano di non avere mai voce.
Non si tratta, come ha più volte ribadito Papa Francesco, di usare le strategie democratiche per rendersi conto di che vento tira e farsi condurre dalla maggioranza, quanto piuttosto di mettersi in uno stato di conversione e di apertura alla "novità" dello Spirito che ci aiuta a costruire forme nuove di comunità, consone ai tempi e ai bisogni delle donne e degli uomini di oggi. Questo processo va compiuto "camminando insieme".
Camminare insieme richiede la pazienza di aspettare chi è più lento e aiutare a rallentare il passo di chi vuole raggiungere subito la meta, senza curarsi degli altri e senza perdere tempo con quelli che, durante il cammino, inciampando sono caduti per strada.
Il Documento Preparatorio al Sinodo ai numeri 8 e 9 ci ricorda che
«Non possiamo ignorare la varietà delle condizioni in cui vivono le comunità cristiane nelle diverse regioni del mondo. Accanto a Paesi in cui la Chiesa accoglie la maggioranza della popolazione e rappresenta un riferimento culturale per l’intera società, ce ne sono altri in cui i cattolici sono una minoranza; in alcuni di questi i cattolici, insieme agli altri cristiani, sperimentano forme di persecuzione anche molto violente, e non di rado il martirio. Se da una parte domina una mentalità secolarizzata che tende a espellere la religione dallo spazio pubblico, dall’altra un integralismo religioso che non rispetta le libertà altrui alimenta forme di intolleranza e di violenza che si riflettono anche nella comunità cristiana e nei suoi rapporti con la società. Non di rado i cristiani assumono i medesimi atteggiamenti, fomentando le divisioni e le contrapposizioni anche nella Chiesa. Ugualmente occorre tenere conto del modo in cui si riverberano all’interno della comunità cristiana e nei suoi rapporti con la società le fratture che percorrono quest’ultima, per ragioni etniche, razziali, di casta o per altre forme di stratificazione sociale o di violenza culturale e strutturale. Queste situazioni hanno un profondo impatto sul significato dell’espressione “camminare insieme” e sulle possibilità concrete di darle attuazione. All’interno di questo contesto, la sinodalità rappresenta la strada maestra per la Chiesa, chiamata a rinnovarsi sotto l’azione dello Spirito e grazie all’ascolto della Parola. La capacità di immaginare un futuro diverso per la Chiesa e per le sue istituzioni all’altezza della missione ricevuta dipende in larga parte dalla scelta di avviare processi di ascolto, dialogo e discernimento comunitario, a cui tutti e ciascuno possano partecipare e contribuire. Al tempo stesso, la scelta di “camminare insieme” è un segno profetico per una famiglia umana che ha bisogno di un progetto condiviso, in grado di perseguire il bene di tutti».
Questa lucida lettura del mondo nel quale viviamo, mi ha fatto venire in mente che Charles de Foucauld può essere, per noi, immagine di un "uomo autenticamente sinodale". Non solo perché di strada ne ha fatta materialmente tanta, non solo perché è stato un "camminatore – esploratore": uno cioè capace di vedere con sguardo profondo quanto accadeva intorno a lui; ma soprattutto è un "uomo sinodale" perché nella sua ricerca di Dio si è affidato ad un altro uomo, il Padre Huveline e, attraverso di lui, alla Chiesa. Da quell’incontro, fr Charles, smette di essere un ufficiale che presume di potersela, sempre e comunque, cavare da solo e diviene un discepolo che comprende che l’ esplorazione di Dio va compiuta con l’aiuto degli altri. Il discepolato è di per se il mettersi alla sequela del Maestro: con libertà, ma non seguendo il proprio capriccio. L’obbedienza di fr Charles al suo direttore spirituale è il punto di partenza della sua autentica conversione. Ogni processo sinodale, nella Chiesa, può avvenire solo a patto che ci poniamo nell’obbedienza allo Spirito e nell’obbedienza alla Chiesa: non ad una chiesa idealizzata, ma a quella concreta fatta dai pastori e dai fratelli con i quali si condivide il cammino.
Il cammino ecclesiale che fr. Charles percorre ha come bagaglio l’Essenziale, cioè il Vangelo. Illuminante e quanto mai attuale, a questo riguardo, una lettera che de Foucauld indirizza a Mons. Caron, superiore del seminario minore di Versailles, il quale si era interessato ad un progetto di "Unione dei laici" che Padre de Foucauld sognava. Così scrive:
«Coraggio! Non meravigliatevi delle attuali tempeste, la barca di Pietro ne ha viste altre. Pensate a quella sera in cui furono martirizzati San Pietro e San Paolo. Come tutto doveva sembrare essere finito, per la piccola cristianità di Roma. I primi cristiani non si scoraggiarono. (...)Torniamo al Vangelo: se non viviamo il Vangelo, Gesù non vive in noi. Torniamo alla povertà, alla semplicità cristiana. Nei 19 anni passati fuori dalla Francia, un progresso spaventoso ha provocato in tutte le classi della società, (...)anche nelle famiglie molto cristiane, il gusto e l’abitudine alle cose inutili e molto costose, insieme ad una grande leggerezza e al vezzo per le distrazioni mondane e frivole, tanto fuori posto in tempi così gravi (...). Il pericolo sta in noi e non nei nostri nemici. I nostri nemici possono solo farci riportare vittorie. Il male noi non possiamo che riceverlo da noi stessi. Torniamo al Vangelo è il rimedio: è ciò di cui tutti abbiamo bisogno.» .
L’invito a non scaricare le colpe dei mali della Chiesa a coloro che riteniamo nemici o semplicemente lontani; ma piuttosto a considerare con onestà le nostre infedeltà al Vangelo, penso sia un altro elemento che può aiutare il cammino sinodale. Da questo punto di vista il Beato Charles de Foucauld è veramente un uomo capace di camminare con gli altri. Il suo modo di vivere la missione è la testimonianza più autentica di una Chiesa che non è per gli altri, ma con gli altri. Fratel Charles, anche in un contesto di colonialismo in terre poverissime e non cristiane, si è ben guardato dalla tentazione di fare proseliti, ha piuttosto scelto la via della fraternità per gridare il Vangelo con la sua vita. Tanto che «Papa Paolo VI ha consacrato Charles de Foucauld "Fratello Universale" citandolo nell’Enciclica Populorum progressio come esempio di dedizione e carità missionaria. (...). Consacrazione ripresa pure da Papa Francesco nel suo recente viaggio in Marocco, incontrando i sacerdoti, i religiosi e i consacrati e il consiglio ecumenico delle chiese, dopo aver ricordato san Francesco, disse: " E come non menzionare il Santo Charles de Foucauld che, profondamente segnato dalla vita umile e nascosta di Gesù a Nazareth, che adorava in silenzio, ha voluto essere un
" fratello universale"?»
Camminare insieme, avendo come unico bagaglio il Vangelo, mettendoci all’ascolto gli uni degli altri, sentendoci fratelli tra di noi e fratelli di tutti. Il Beato Charles de Foucauld ci testimonia, con la sua vita, che questo percorso è possibile, anzi è necessario per riscoprire una Chiesa alleata dell’umanità. Alla sua intercessione affidiamo il percorso sinodale della Chiesa, aspettando con gioia la festa della sua canonizzazione che, desideriamo con tutto il cuore, diventi una festa di "fraternità universale".
Maurizio Tarantino