Con tutto il cuore, con il cuore di tutti
Il Sacro Cuore di Gesù nell’esperienza spirituale di Charles de Foucauld
di Andrea Mandonico
Il cuore è il centro dell’organismo e se funziona bene, stiamo bene; se funziona male, stiamo male. Ma il cuore designa anche la nostra vita affettiva, l’amore: “ti amo con tutto il cuore” e quindi diventa il simbolo dell’amore, di ogni sentimento di bontà, generosità che abbiamo verso gli altri.
“Sacro Cuore” prima di tutto designa il cuore di carne di Gesù, ma visto che Gesù è il Figlio di Dio, è il cuore di Dio. E se il cuore ha questo doppio simbolismo, di centralità e di amore, questo vale a maggior ragione per il cuore di Gesù, cioè metterlo al centro della nostra esistenza e credere al suo amore. Non per nulla Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, mostrandogli il suo cuore, le dice “Ecco il cuore che ha tanto amato gli uomini”. Per questo la Chiesa ha sempre guardato al Sacro Cuore che è Gesù che ci presenta il suo cuore di carne simbolo del suo amore e di tutta la sua vita donata per la nostra salvezza.
Il significato profondo del Sacro Cuore è l’amore di Dio per noi. Un amore grande, immenso capace di donare il figlio suo sacrificato per la nostra salvezza. Ma, amore domanda amore, l’immagine del Sacro Cuore ci invita ad amare Dio con tutto il nostro cuore. Come possiamo articolarlo?
Tra i tanti modi di essere dei devoti del Sacro Cuore, di coltivare questo amore, ne menziono uno solo poiché il tempo è tiranno: Conoscere Gesù. Quando si ama qualcuno lo si vuole conoscere. Come si fa ad amare qualcuno che non conosciamo?
Una conoscenza che diventa amicizia con Gesù, amore appassionato per il Figlio di Dio; se la nostra vita non trova il suo centro in questo movimento di amore; se tutte le nostre attività esterne, anche le più lodevoli, anche quelle specificate dal più alto scopo, non hanno la loro sorgente, realmente in questa intimità profonda nella quale non viviamo che per il Cristo, allora manchiamo di unità nella nostra vita e non possiamo più dire di essere gli apostoli di Gesù. Questa amicizia con una persona che è Dio, è senza dubbio uno degli aspetti essenziali del cristianesimo.
Ma non dobbiamo fermarci a questa sola amicizia con Gesù; deve diventare amicizia anche con gli altri, fraternità come ce lo ricorda sempre Papa Francesco: “E’ tempo di rilanciare una nuova visione per un umanesimo fraterno e solidale dei singoli e dei popoli. Dobbiamo rimettere in primo piano la fraternità universale, seminata dal Vangelo del regno di Dio. Dobbiamo riconoscere che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità. Il respiro universale della fraternità che cresce nel reciproco affidamento all’interno della cittadinanza moderna, come fra i popoli e le nazioni, appare molto indebolito. La forza della fraternità è la nuova frontiera del cristianesimo” (La comunità umana, n. 1).
UN ESEMPIO CONCRETO DI QUESTA AMICIZIA: FR. CHARLES
Solo qualche accenno per far vedere come è possibile amare il Signore concretamente…
Per far capire lo spessore di questo santo, inizio con quello che ha scritto al momento della conversione: “Non appena giunsi a credere che Dio esisteva, compresi che non potevo fare altro che vivere per lui. La mia vocazione religiosa risale al momento in cui iniziai ad aver fede” (lettera a H. de Castries, 14 agosto 1901).
Questa scoperta di non poter vivere che per Lui prende il volto della vita monastica e subito l’immagine, il simbolo, del Sacro Cuore. Deve questa scoperta alla cugina Mme de Bondy, “la sua madre spirituale”: “Questo cuore che mi avete fatto scoprire, […] è solamente a voi, assolutamente a voi sola, che la devo per grazia di Dio”. Ella scoprendo la conversione del cugino gli fa conoscere il suo itinerario spirituale fatto di messa quotidiana, adorazione eucaristica, confessione, devozione al S. Cuore, aiutata in questo da don Huvelin, suo direttore spirituale che diventerà pure quello di Charles.
Fr. Charles si serve del culto tradizionale della Chiesa verso il Sacro Cuore per esprimere il mistero dell’Amore divino rivelato agli uomini nell’Incarnazione del Verbo e nella Passione di Gesù. Come dicevo, la devozione al S. Cuore ricevette un particolare impulso dal messaggio da Marguerite-Marie Alacoque (Paray-le-Monial) e ora anche dalla basilica del Sacro Cuore di Montmartre (Parigi) dove, nel giugno del 1889, lo stesso Charles de Foucauld si consacrerà al Sacro Cuore. Il nuovo convertito accoglie sì la devozione popolare del suo tempo ma andando ben al di là della visione, allora molto diffusa, che insisteva prima di tutto sull’aspetto di riparazione, di ‘sostituzione’ di Gesù nelle sue angosce e nella sua Passione, di ‘espiazione’. Non adotterà la giaculatoria diffusa “Sacro Cuore di Gesù abbiate pietà di me” ma pregherà “Sacro Cuore di Gesù venga il tuo regno”. Fr. Charles esce da questi aspetti devozionali ‘doloristici’ per porsi in un atteggiamento di contemplazione della Persona di Gesù, nella sua santa umanità, piena d’amore per tutti gli uomini: pienezza d’amore di cui il Cuore umano di Gesù è il simbolo. Nel vivo desiderio di “consolare il Sacro Cuore” non si rifugia in una risoluzione ‘intimista’ ma nella volontà di condividere i sentimenti di Gesù e soprattutto il suo amore per l’umanità.
Per questo cercherà di fondare un istituto maschile e femminile che porta il nome dei Piccoli Fratelli e Piccole Sorelle del Sacro Cuore di Gesù, perché, scrive: “la loro vita deve essere tutta amore come quella di nostro Signore Gesù, e che il suo divino cuore è il modello del loro e lo stemma della loro missione… Le fraternità del Sacro Cuore di Gesù sono dei piccoli focolari d’amore dove arde il Cuore di Gesù…”
- Tale orientamento spirituale-devozionale è bene espresso dall’immagine che disegnerà per la cappella di Beni-Abbès: al modello diffuso a partire da Paray-le-Monial che rappresentava Gesù che mostra il cuore sanguinante, preferisce quello adottato dalla basilica di Montmartre e approvato dal papa Leone XIII: Gesù con le braccia aperte che mostra il suo Cuore e le fiamme d’amore che irradiano il mondo fino ad avvolgerlo del suo amore, nel suo abbraccio. Scriveva sempre alla cugina: “Mi avete domandato una descrizione della cappella: la cappella dedicata al Sacro-Cuore di Gesù si chiama “la cappella della fraternità del Sacro-Cuore di Gesù” la mia piccola dimora si chiama “la fraternità del Sacro-Cuore di Gesù”… sopra (l’altare) c’è un grande Sacro-Cuore, in piedi, quasi a grandezza naturale: il Sacro-Cuore penitente, che apre le sue braccia per abbracciare, stringere, chiamare tutti gli uomini e donarsi a tutti, e offrire loro il suo cuore … ho disegnato e dipinto io il Sacro-Cuore” (lettera del 7 gennaio 1902).
- Prenderà poi come insegna Un cuore sormontato dalla Croce, di colore rosso, e le parole ‘Jesus Caritas’ sono l’insegna e il motto, scelti nel 1900 da frère Charles, quando era ancora a Nazareth, per identificare la sua personale ‘teologia’ e la sua testimonianza di vita come discepolo di Gesù e missionario “tra i lontani” nel Sahara. Gesù è salvatore mediante la croce. Charles de Foucauld arriva a compiere una sintesi molto ricca attorno all’Amore divino, o meglio, stando al suo vocabolario, attorno alla Caritas, proprio perché la contempla dapprima in Dio, al “cuore” della Trinità, perché Dio è Amore (“Deus caritas est” - 1Gv 4,8) e poi in Gesù dove questa Caritas prende volto umano, diventa parola umana. A questo oblio si può contrapporre quella bella definizione che Charles de Foucauld dà al capitolo quindicesimo del Direttorio: "Cerchiamo di rendere [al suo Cuore] amore per amore e cerchiamo di far sì che tutti gli uomini rendano amore per amore a quel Cuore che tanto li ama" (Direttorio, 628).
- prenderà come abito l’abito dei padri bianchi e sul petto vi cucirà un cuore sormontato da una croce. E se anche a partire dal 1913, Charles porterà un abito semplice, senza segni. ‘Il solo segno visibile della sua differenza sarà il suo comportamento fraterno e amicale verso tutti quelli che incontra: i militari, i francesi, i Touaregs, gli Arabi, gli Harratines, gli schiavi, ecc. Si augura che vedendolo si possa dire: “Vedete come lo ama”. È il solo segno leggibile che permette di riconoscere di chi egli è discepolo: “Se mi si domanda perché sono dolce e buono, devo dire: ‘Perché sono il servo di uno più buono di me. Se sapeste quanto è buono il mio maestro Gesù” (Carnets de Taman rasset). Alcune persone hanno chiesto a Charles de Foucauld il significato del cuore e della croce disegnati sul suo vestito. “È per ricordarmi che devo amare Dio e le sue creature”, rispondeva esprimendosi in francese. Ai musulmani, esprimendosi in tamacheq, invece diceva che era per ricordarsi che doveva ‘amare Dio e i suoi servi’.
- “Ricordarsi di Dio”. Così meditava: “Venerdì, festa del Sacro-Cuore di Gesù.
Santa Vergine, san Giuseppe, mettetemi ai piedi del vostro Figlio Gesù, del mio fratello Gesù, mettetemi sul suo cuore, insegnatemi a restare sul suo cuore, a ricevervi i suoi baci! … Oh! Mio Signore Gesù, si sta bene sul tuo cuore, si sta bene nelle tue braccia, è dolce alzare gli occhi sui tuoi occhi, guardarti tutto restando sul tuo petto, e sospirare d’amore, di felicità, del desiderio che il tuo cuore sia consolato in tutto e in tutti!... Fa che io resti sempre sul tuo cuore, sempre nel tuo amore, che io viva sempre in te per il mio amore e non viva più per me e sia sempre da te amato, sempre in te per il mio amore, tu sempre in me per la tua grazia e il più spesso possibile in me corporalmente attraverso la Santa Eucarestia … Cuore Sacro di Gesù, io ti adoro in questa dolce Nazareth, in questa santa casa, dove tu hai passato trenta anni … io ti adoro anche in questa santa ostia esposta davanti a me, in tutte le ostie consacrate della terra, in tutti gli istanti della tua vita mortale, ovunque tu sei, con la santa Vergine, san Giuseppe, santa Maddalena, tutto ciò che ti ama … ti amo con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze, con tutta la mia anima, con tutto il mio spirito, io mi dono e mi consacro interamente a te. Fa che ti possa consolare il più possibile tutti gli istanti della mia vita. Fa che tutti gli uomini ti consolino più che possono, in te, per mezzo di te, per te. Amen! (Considérations sur les fêtes de l’année, Nouvelle cité 1987, Paris, p.439).
Concludo così: A uno dei suoi amici di liceo un giorno confiderà quello che egli stesso chiama ‘il segreto della sua vita’: “Ho perso il mio cuore per questo Gesù di Nazareth crocifisso millenovecento anni fa e passo la mia vita a cercare di imitarLo tanto quanto lo può la mia debolezza” (lettera a Gabriel Turdes).
Lui stesso scriveva: “Il riassunto di tutta la nostra religione è il Sacro Cuore”, cioè l’amore di Dio e il suo padre spirituale lo presenterà come colui “che ha fatto della religione un amore”. Credo che il S. Cuore inviti anche noi a perdere il nostro cuore per Gesù e a fare della nostra vita cristiana un amore per Dio e per i fratelli e le sorelle.