Abbiamo chiesto a Mons. Calogero Marino, vescovo di Savona-Noli, come la spiritualità di fr Charles de Foucauld può orientare oggi l’agire pastorale delle nostre comunità. Ci ha regalato questa bellissima meditazione per la quale lo ringraziamo.
CUSTODIRE L’ESSENZIALE
di +Calogero Marino, vescovo di Savona-Noli
Mi trovo a disagio nelle situazioni complicate, quando bisogna curare troppo l’esteriorità e la propria immagine. E dal testamento spirituale di Mons. Maverna (Vescovo di Chiavari -la mia Diocesi di origine- negli anni della mia adolescenza) imparo che “la Chiesa non è nelle grandi cose...La Chiesa è dove sono i cuori umilmente aperti, accoglienti, concordi con Cristo”.
Ecco: forse l’attrazione che sento in me per Charles de Foucauld e per il suo carisma affonda le sue radici in questa mia sensibilità. Amo il salmo: “come un bimbo svezzato in braccio a sua madre” (131,2); tanto che quando, diventando Vescovo, mi è stato chiesto di scegliere un motto, ho deciso subito, senza pensarci: in manus tuas (cfr. Lc 23,46 e sal 31,6).
Non voglio certo parlare di me, ma non mi riesce di dire qualche parola su come il carisma di fr. Charles può dare profondità e respiro alle nostre Chiese locali e al tessuto ordinario della nostra pastorale senza riferirmi anche alla mia esperienza: prete a Chiavari dal 1982 al 2016, e poi Vescovo a Savona, dal 15 gennaio 2017. In questa mia esperienza, pur bella e piena di gioia, riconosco un grande rischio, che accomuna le Chiese in Occidente: l’urgenza sempre incalzante delle mille cose necessarie ci fa vivere in una sorta di perenne emergenza, e ci fa dimenticare che le cose davvero importanti sono in fondo poche. Perché il vangelo, la fraternità e l’amicizia con i poveri bastano e avanzano per vivere da discepoli, a Savona come altrove…
Il carisma di fr. Charles consegna oggi alle Chiese che sono in Italia (e non solo!) e che stanno vivendo questo “cambiamento d’epoca” la possibilità di confidare in Gesù, incontrato e amato nei tre grandi segni della sua presenza reale: il Vangelo, il Pane, il Fratello. Ci è chiesto -come Chiesa e non solo come singoli!- di custodire l’essenziale, dentro le inevitabili necessità. Perché il daffare indurisce il cuore, mentre “l’Eucaristia è il riposo del discepolo” (Sequeri)…
Ma c’è di più. Charles de Foucauld ha cercato e vissuto questo essenziale nel deserto e nella condivisione della vita. Senza distinzioni e privilegi. Perchè il discepolo non è da meno del Maestro, che “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo” (GS n. 22). Così Gesù, “in tutto simile a noi fuorché nel peccato”. Così fr. Charles, davvero “fratello universale”; così la Chiesa un po’ stanca dell’Occidente avanzato, chiamata a vivere nel deserto delle nostre città, con uno stile di mitezza, condividendo le gioie e le speranze di tutti. Come scrive Pier Angelo Sequeri: “la benedizione che frère Charles porta per la chiesa di questo tempo, nell’inquietudine della sua ricerca come a tentoni, è nascosta da qualche parte nelle potenzialità di questo effetto Nazaret dell’incarnazione di Dio...Dieci, cento, mille piccole fraternità sono necessarie, nascoste nel ventre delle grandi città, popolosi deserti del terzo millennio”. Perchè la “Chiesa in uscita” non rimanga uno slogan, ma diventi piano piano realtà…
Mi è difficile dire a tavolino e a priori cosa questo significhi in concreto per le nostre Parrocchie e Diocesi. Sogno però -ed è anche per questo che a Savona stiano iniziando l’avventura del Sinodo diocesano- che la forma e i ritmi delle nostre Comunità diventino più fraterni e a misura dei laici, e che anche il ministero dei preti sia nel segno della condivisione della vita e non della separazione.
Questo, peraltro, chiede di trafficare tre parole che sento decisive nel carisma di fr. Charles: povertà (effettiva, e non solo ideale), semplicità (il cristianesimo come mysterium semplicitatis) e affidamento. Un Vescovo ormai anziano e di grande saggezza mi ha regalato una confidenza, che cioè la sua vita è cambiata quando ogni giorno, con Charles, ha cominciato a pregare: “Mio Dio, mi abbandono a Te”. Spero che diventi vero anche per me e per la mia Chiesa di Savona.