Fratel Arturo Paolo [piccolo fratello del Vangelo] credo sia, ancora oggi, conosciuto in modo particolare per le sue qualità di conferenziere e come autore di una grande quantità di libri di spiritualità, ma non solo, che hanno nutrito molte generazioni per più di mezzo secolo. Meno conosciuto per le omelie. Per cui, questo lavoro e i precedenti, si propongono di sopperire a questa mancanza, nella speranza di far conoscere e tramandare quest’altra forma di servizio di fratel Arturo alla Parola di Dio.

Il mio lavoro sulla parola di Arturo, come ho già ricordato in altre occasioni, è iniziato il 6 dicembre del 2006 – dopo averlo rivisto e ascoltato nel corso di una sua conferenza tenutasi a Cagliari dal titolo «Religioni e società secolarizzata» – proprio nei giorni in cui si completavano i preparativi per l’apertura della sua nuova «tenda» nella casa annessa alla chiesa di San Martino in Vignale, nei dintorni di Lucca, avvenuta l’11 dicembre di quell’anno e chiamata Casa Beato Charles de Foucauld.

Una cosa importante che mi sembra bello far notare è che molti concetti delle omelie di fratel Arturo richiamano la catechesi di Papa Francesco e sono in sintonia col suo pontificato. Ma nel tempo in cui esse sono state pronunziate Papa Francesco era ancora arcivescovo di Buenos Aires. I due si erano conosciuti a metà degli anni Settanta del secolo scorso: padre Bergoglio era giovane provinciale dei gesuiti per l’Argentina, mentre fratel Arturo era il responsabile dei Piccoli Fratelli del Vangelo per l’America Latina, e nel 1974 non aveva potuto far rientro dal Venezuela dove si trovava per ragioni legate al suo ministero in seguito alla sua condanna a morte. Si erano conosciuti in quei tristissimi anni i due religiosi, che poi si sono nuovamente incontrati in Vaticano a quarant’anni di distanza, a casa Santa Marta, in seguito all’invito dell’amico gesuita divenuto Papa, il 18 gennaio del 2014.

Dino Biggio, dall’Introduzione