Scenografia minimale

Un leggio, uno schermo grande al centro, l’arpa. Tutto si svolge al crepuscolo, non al buio. Solamente alla fine appare un cielo trapuntato di stelle. L’attore leggerà il testo, quasi un monologo. La disegnatrice su sabbia si impegnerà in scene di deserto con palme, cammelli, beduini, case a suo piacere, ma finirà assieme al lettore con la scritta Iesus caritas e il cuore con la croce. L’arpista eseguirà una (sua) trascrizione del 3° movimento della VIII sinfonia di Anton Brukner.

Testo

Come udì bussare alla porta di quella specie di fortino

che aveva costruito conto voglia

più per gli altri che per se stesso

corse a vedere chi aveva bisogno di lui

a quell’ora della sera

chi era quel fratello

quel membro del corpo di Cristo che veniva a visitarlo

a chiedere il suo aiuto?

Di lui si dirà

che non aveva mai fatto attendere qualcuno davanti alla porta.

Davanti alla sua sua porta

Uno

in verità

aveva atteso per anni ... per anni

Lo aveva atteso

mentre giovane adolescente

solo e chiuso in se stesso

percorreva la strada della carriera militare.

Una carriera nella più pura tradizione dell’epoca

che lo lasciava estraneo a se stesso

e che cercava di riempire con una vita facile

fatta di feste curate fin nei minimi particolari

e avventure ricercate

per provare ai suoi amici e ai suoi superiori

di cosa era capace il visconte Charles de Foucauld de Pontbriand ...

Lo aveva atteso

lungo 2250 km di strade percorse nello sconosciuto Marocco

percorse per mostrare a se stesso

ma più ancora alla sua famiglia

che anche lui vi apparteneva a pieno diritto

e ne portava orgogliosamente il carattere

di colui che una volta intrappreso un lavoro

non tornava mai indietro senza averlo compiuto.

‘Jamais arrière’ non era forse il motto di famiglia?

Lo aveva atteso

nelle belle strade di Parigi di fine secolo

mentre con il cuore in subbuglio passava da una chiesa all’altra

ripetendo: ‘Mio Dio se esistete fate che vi conosca’

Lo aveva atteso ...

Quando

un mattino di fine ottobre

s’incontrarono

inaspettatamente

s’incontrarono e non si lasciarono più

non poterono più vivere separati.

Lui, Fr. Charles con tutto l’impeto del suo cuore

si mise alla sua scuola

una scuola di imitazione pura

perchè l’imitazione è inseparabile dall’amore.

Insieme

percorrono le strade del Massiccio Centrale

per giungere al Monastero di Notre Dame des Neiges

Insieme

percorrono i sentieri impervi delle montagne della Siria

per arrivare al monastero più povero della trappa

dove credeva di vivere per tutta la vita.

Insieme

quasi mano nella mano

avevano percorso le strade di Nazaret

nel silenzio e nella povertà

sconosciuto da tutti

servo delle povere figlie di Santa Chiara

come aveva fatto per 30 anni il suo Beneamato Amico.

Insieme ...

ogni ora ...

fino a diventare anche lui sacerdote della Nuova Alleanza.

Insieme

da 15 anni percorrevano le strade sconfinate del deserto

strade che non erano segnate sulle carte

ma nella memoria dei suoi abitanti

nei silenzi delle notti stellate

nell’amicizia, nella compagnia, nella conoscenza reciproca

nello studio della lingua dei Tuaregs.

Fr. Charles aveva fretta

andava sempre di fretta

voleva raggiungere tutti

tutti quei popoli abbandonati

tutti quei luoghi trascurati

sotto il segno della bontà

sotto il segno della vita evangelica

sotto il segno della presenza eucaristica.

Fr. Charles non aveva fretta

amava la clausura, il silenzio

amava stare notte e giorno con il suo Beneamato

amava essere servo dei poveri e di tutti

amava accogliere i pellegrini

amava viaggiare nella notte

amava avere altri compagni

amava scrivere la Regola dei Piccoli Fratelli.

‘Sono felice, molto felice, estremamente felice,

benchè non cerchi in nulla la felicità

da molti anni’

‘Padre mio, mi abbandono a te

Fa’ di me quello che ti piace

Nulla desidero di più

Fare quello che vuoi Tu’

E quella sera

(era il 1 dicembre 1916)

come sempre

andò ad aprire

con gioia, senza orgoglio, con semplicità

e aprì la porta...

e come il suo Beneamato

ricevette il bacio della falsa amicizia

da chi aveva consumato assieme un misero pasto

e come il Beneamato

si accorse di essere solo

gli altri tutti erano paralizzati dalla paura

e come il Beneamato

rimise la sua anima nella mani del Padre

e come il Beneamato

si lasciò legare

e iniziò a pregare per i suoi aguzzini

e come il Beneamato

morì sul pendio di una duna fuori del villaggio

assieme ai suoi ‘buoni ladroni’.

In un istante si accorse

che la sua vita

era un tutt’uno con l’Amico che lo aspettava.

Allora con l’inchostro rosso del suo sangue

delle sue ferite mortali

scrisse la sua ultima lettera d’amore:

IESUS CARITAS.

 

Da ‘Mio Dio, come sei buono’ di Andrea Mandonico, Ed. Libreria Vaticana, cap. XIII, pag.281-287