Carissimi,
abbiamo iniziato il tempo quaresimale e quest’anno sento di viverlo nel grembo della Chiesa, come “ospedale da campo”.
Questa immagine ecclesiologica è di Papa Francesco che in un’ intervista rilasciata al direttore di “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, afferma: «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso».
L’itinerario verso la luce della Pasqua parte dal segno delle ceneri accompagnato dalle parole: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” esperienza liturgica della nostra creaturalità, della nostra caducità ma anche delle nostre fragilità, delle nostre ferite, del bisogno di essere curati sia all’interno che all’esterno della comunità cristiana.
Il medico, l’unico, è Gesù che invita: “Convertitevi e credete al Vangelo”, altra formula che può essere usata per l’imposizione delle ceneri. Le due espressioni non sono in alternativa ma in perfetta continuità per indicare il percorso quaresimale: prendo coscienza della mia limitatezza, del mio bisogno di essere accolto, amato, perdonato, e lo sguardo fa una conversione dal mio io, all’incontro con “il più bello tra i figli dell’uomo” presente, vivente nel Vangelo.
Nella Chiesa il tempo quaresimale è percorso di preparazione immediata per i catecumeni all’iniziazione cristiana, uomini, donne plasmati dalla polvere per una nuova ricreazione, ad immagine di Gesù, il Cristo, il Risorto, il Signore.
Nella tradizione liturgica romana l’itinerario quaresimale era il percorso perché i penitenti giungessero alla riconciliazione piena con il Padre misericordioso e la comunità cristiana.
Questo cammino di vita nuova coinvolge tutto il popolo di Dio ed è aperto dall’amore misericordioso del Padre, come preghiamo nel quinto prefazio del tempo di quaresima.
Accogliere la misericordia di Dio come balsamo, cura del cuore sclerotizzato dalle battaglie quotidiane, bisogno di una via, di un nuovo esodo per entrare, recuperare la realtà del Regno.
I quaranta giorni, numero simbolico che dice completezza, da cui quaresima sono “segno sacramentale della nostra conversione” (Colletta della I Domenica di Quaresima).
Segno sacramentale, giorni efficaci che realizzano quanto contengono per rinnovare la nostra esistenza e poter dire, nella veglia più santa dell’anno, come un giorno sulle rive del lago di Tiberiade, Pietro a Gesù: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv . 21, 17).
Quaresima: tempo di silenzio, grembo fecondo per vivere l’ascolto di Gesù che mi parla nei Vangeli, carezza di Dio, stella polare del cammino, preghiera che si fa storia; digiuno per giungere all’essenziale e vedere con gli occhi del cuore; carità, condivisione per gioire della fraternità; ospedale da campo per curare e farsi curare nella reciprocità, dono della gratuità di Dio.
Camminiamo insieme!
fratel Paolo Maria jc
Articolo pubblicato in JCQ – Marzo 2022