Il 26 maggio 2020, Papa Francesco, firmando il decreto riguardante il secondo miracolo attribuito a Fr. Charles, ne ha riconosciuto la santità. Meta attesa da tanto tempo e che ci colma di intensa gioia spirituale. Fr. Charles voleva, ad imitazione di Gesù, l’ultimo posto ed essere dimenticato da tutti. Voleva passare su questa terra silenziosamente “come un viaggiatore nella notte…” che nessuno nota e vede! Ma la sua testimonianza evangelica è stata così luminosa che la Chiesa odierna lo vuole come modello nell’imitazione e nella sequela di Gesù.

Fr. Charles è stato un gigante della santità, concependo la santità come una imitazione totale ed esclusiva di Gesù, particolarmente nella sua vita di Nazaret, lasciando che la grazia plasmasse il suo cuore perché progressivamente riflettesse il volto del suo beneamato Signore e Fratello. Fin dalla conversione, con l’aiuto dell’abbé Huvelin, aveva riscoperto l’assoluto di Dio e la sua kenosi nell’Incarnazione di Gesù, fratello beneamato. Aveva poi sperimentato “l’unione in ogni istante – nella preghiera, nella lettura, nel lavoro – con nostro Signore, con la santa Vergine, con i santi” perché sapeva che “la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione”.

Sempre con l’aiuto dell’abbé Huvelin aveva scoperto poi – ed uso le parole di papa Francesco che mi sembrano molto dense - che “Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente”. Gesù sta al cuore della sua sequela ed è il Modello Unico da seguire, vivendo le sue stesse virtù e lasciandosi attirare dai suoi profumi. Durante tutti i trent’anni, che vanno dalla sua conversione fino alla morte, si sforza di seguire Gesù riferendosi a queste virtù con uno zelo eroico dato dalla sua ferrea volontà e dallo “aiuto dello Spirito Santo” in una perfezione sempre crescente.

Un testimone al processo di beatificazione dirà: “Non ho mai incontrato nessuno che praticasse queste virtù con una tale facilità e una tale semplicità: ci si accorgeva che per lui era diventata un’abitudine”. Da parte sua, il p. Voillard, che Fr. Charles aveva scelto come padre spirituale alla morte dell’abbé Huvelin, testimonia che “tutti quelli che lo hanno avvicinato dopo la sua conversione sono unanimi nel riconoscere la sua virtù e la sua santità”. L’abate di Notre-Dame-des-Neiges, Dom Martin, il 15 luglio 1901 scriveva a Mons. Livinhac, superiore generale dei Padri Bianchi: “Quello che posso dire è che da undici anni conosco benissimo Charles de Foucauld e non ho mai visto in vita mia un uomo che realizzi a tale punto l’ideale della santità. Non avevo mai visto, se non nei libri, tali prodigi di penitenza, di umiltà, di povertà e d’amore di Dio”. Ma credo che la più bella testimonianza ce l’abbia lasciata Fr. Michel, colui che ha tentato di vivere con lui, ma dopo tre mesi ha dovuto ritirarsi:
“Sono stato il suo primo e ultimo discepolo. Chiedo a Dio la grazia di essere, nella misura delle mie forze, il suo imitatore. Possa io essere un Michele di Gesù come lui è stato un Carlo di Gesù; possa come lui cercare Gesù, trovare Gesù, portare in me Gesù, far conoscere ed amare Gesù alle anime, agire in tutto con Gesù, vivere di Gesù e morire con Gesù”.

Andrea Mandonico sma
Estratto dall’articolo: San Carlo de Foucauld, in «Jesus Caritas», n. 160 / ottobre 2020, 5-19.

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