Imitiamo la solitudine di Gesù nel tempo di Quaresima
Meditazione di Charles de Foucauld su Gv 8,1: «Quanto a Gesù, egli si ritirò sul monte degli Ulivi».
Come siete buono, mio Dio, a donarci questo esempio di solitudine… Vi ritirate da solo in un luogo deserto; ci date questo esempio doppiamente salutare, doppiamente fatto per raggiungere il vostro fine costante, per «accendere sulla terra il fuoco» dell’amore di Dio… Lo accende da una parte, svuotando il nostro cuore del gusto per il godimento della compagnia delle creature, e disponendo così il nostro cuore ad amarvi, svuotandolo di ciò che non siete voi, dall’altra, mettendo la nostra anima di fronte alle vostre sole bellezze con la solitudine, l’orazione, e portandola potentemente ad amarvi, aumentando con la meditazione, la contemplazione, la preghiera, l’intimità dei suoi rapporti con voi e la conoscenza che ha di voi…
Come siete buono, mio Dio, a perseguire con questa costanza il vostro scopo così divinamente tenero, così divinamente affettuoso di farvi amare da noi!
Solitudine! Solitudine! Come dice san Giovanni della Croce: «Lo Spirito di Dio porta sempre all’umiltà e alla solitudine: al posto più basso e alla solitudine»… Solitudine! Nostro Singore vive 30 anni a Nazaret nella solitudine dei cenobiti, passa 40 giorni nella solitudine degli eremiti e, quando la volontà di Dio lo chiama alla predicazione, si riserva ancora ogni giorno delle ore, spesso delle notti, dei giorni, delle settimane intere, di solitudine e di silenzio… Solitudine e silenzio!
Imitiamo Nostro Signore abbracciandoli per tutta la nostra ita come egli li ha abbracciati, sebbene in misure diverse, secondo quella delle tre vite [vita di deserto, vita di predicazione e vita di Nazaret] di cui ci ha lasciato il modello, alla quale ci chiama… E ricordiamoci sempre che ogni volta che l’obbedienza a Dio, in seguito ad un dovere che appare chiaramente, no ci costringe ad uscire dalla solitudine e dal silenzio, bisogna restarci, poiché sono i custodi della vita interiore, della contemplazione, di questa contemplazione che fa necessariamente parte dell’amore, che gli è indissolubilmente legata, che ne è uno dei primi effetti, se non il primo, che, con l’imitazione e l’obbedienza forma le tre figlie dell’amore, 3 figlie gemelle che non cessano mai di accompagnare l’amore, quando l’amore si rivolge a un Essere perfetto…
Imitiamo questa solitudine di Nostro Signore a Nazaret, alla santa Quarantena, nei ritiri frequetni della sua vita pubblica… Imitiamo questa solitudine e questo silenzio del nostro Beneamato, come li hanno imitati le anime che l’hanno amato di più e imitato meglio, la santa Vergine, san Giuseppe, santa Maddalena, san Giovanni Battista, tanti santi solitari, un san Benedetto, una santa Teresa, un san Giovanni della Croce.
“Stabilirci nell’amore di Dio…”.
Meditazioni sul vangelo di Giovanni, a cura di Antonella Fraccaro, Glossa, Milano 2009, 85-87.